Proseguono domenica gli itinerari al femminile di “ Il segno rosa”, iniziativa organizzata dalla cooperativa Progetti con il contributo della Provincia di Pavia.
Le visite de “Il segno rosa”, nate grazie all’interessamento del Consigliere di Parità della Provincia, Nadia Zambellini intendono condurre il pubblico sulle tracce di figure femminili della storia, della leggenda, dell’arte per narrare le loro mille storie.
Dopo le donne in cornice dei Musei Civici è ora la volta di varcare le soglie di antiche corti e monasteri con “Donne e potere: sulle orme di regine e badesse dell’antica Papia”.
L’itinerario prenderà il via dalla chiesa di San Giovanni Domnarum. La fondazione del luogo di culto si fa risalire alla regina longobarda Gundeperga che “sull’esempio di quanto aveva fatto sua madre a Monza, costruì una basilica in onore di San Giovanni Battista nella città di Ticino e la adornò in maniera mirabile con oro, argento e paramenti, dotandola riccamente di tutto” (Paolo Diacono).
La figlia di Teodolinda viene ricordata nelle cronache medievali anche per essere stata ingiustamente accusata da un pretendente respinto che indusse il marito Arioaldo a rinchiuderla per tre anni nella rocca di Lomello. Alla prigionia pose fine una singolar tenzone tra l’accusatore e il difensore della sincera Gundeperga, un nobile cavaliere che uccise l’avversario dimostrando così l’innocenza della regina.
Cariche di millenarie storie al femminile sono anche le mura dei monasteri di San Felice e di Santa Maria di Teodote, antichi luoghi di spiritualità ma anche centri per l’esercizio di potere di badesse, signore assolute all’interno di quelle mura.
Tra i chiostri del monastero di San Felice si intrecciano le storie della regina Ansa, moglie di Desiderio e fondatrice del cenobio nell’VIII secolo, della leggendaria principessa inglese Etelswith (IX secolo) che ammalatasi gravemente durante un pellegrinaggio verso Roma, si spense e trovò sepoltura nel convento pavese, della celebre badessa Andriola de Barrachis, colta e aggiornata mecenate di artisti nel 1400 e forse lei stessa pittrice e della mistica seicentesca Alma Colomba.
A una storia di torbida passione lega invece le sue origini il monastero di santa Maria di Teodote – oggi seminario vescovile. Si narra infatti che il luogo prenda il nome da Teodote, nobile fanciulla bizantina che, disonorata dal sovrano longobardo Cuniperto (688-700), fu da questi rinchiusa all’interno del convento di cui divenne rispettata e potente badessa.
Ai visitatori sarà fatto omaggio di un opuscolo sul tema della visita. Il terzo appuntamento con “Il segno rosa” è in programma per domenica 21 maggio con “Donne in cattedra: sulle tracce di studiose, letterate e erboriste”. |