Ho partecipato al secondo appuntamento della rassegna Storie di Musica (organizzata dalla Fondazione Adolescere e la Civica Scuola di Musica di Voghera), quello di giovedì scorso con Franz Di Cioccio batterista della PFM.
Presentava l’incontro Enzo Gentile, noto giornalista musicale di Repubblica, che però, questa volta, si è limitato ad iniziare con alcune domande quella che avrebbe dovuto essere una “conversazione” ma che è diventata un lunghissimo monologo..
Intendiamoci, non è un difetto: Enzo è un critico preparatissimo (e anche intelligente) e con i suoi modi pacati, quando ha capito che sarebbe stato difficile “frenare” l’amico Di Cioccio…ha lasciato che quel fiume in piena tracimasse e seguisse il suo corso, limitandosi ad ascoltare sorridendo storie che neanche lui conosceva e, qua e là, intervenendo per riportare la narrazione “sui binari” quando se ne allontanava troppo. Franz, dal canto suo, ha ripercorso tutta la sua storia personale di musicista (e non) partendo dalle origini, da quando ascoltava (ancora bambino) i dischi di musica classica che il padre suonava tutti i giorni.
In realtà, racconta, lui non voleva diventare batterista; il suo sogno era diventare attore oppure pittore o anche fotografo e cineasta. Suo padre arrivò a comperargli un sassofono (che possiede ancora adesso, intonso) perché avrebbe voluto, suonando lui l’oboe, che il figlio diventasse sassofonista. E da questo punto in avanti, sino all’incisione del primo disco, la sua storia diventa simile e parallela alla mia e a quella di moltissimi musicisti di quella generazione: imparare da autodidatta suonando sui mobili di casa o sui fustini di detersivo sino a “toccare” il primo vero strumento (di proprietà di un amico). Le sale prova, i complessini e i primi concerti nelle balere etc..
Franz, tra l’esperienza con i Quelli ed il successo con la PFM, inizia la sua carriera di “turnista” (o sessionman, all’inglese) e si scopre così che oltre ad aver iniziato con l’incisione di L’immensità (di Don Backy), ha suonato in canzoni di Albano, Ricky Gianco, Mina, Celentano, Claudio Villa e moltissimi altri ma, soprattutto, ha partecipato all’incisione di tutti i dischi di Lucio Battisti.
La sua storia con la PFM è già più nota: dal primo album “Storia di un Minuto” (1971) alla conquista del mercato Inglese con l’album “Photos of Ghosts”, i Tour in America e in Giappone, la fortunata tournè italiana del 1979 in coppia con Fabrizio De Andrè. Negli anni in cui il gruppo si “prende una pausa” Franz sperimenta la carriera di giornalista e conduttore televisivo, attore in alcune fiction ed autore (insieme a Patrick Dijvas) di colonne sonore e musiche per la TV (e loro la sigla del TG5).
Si parla anche della ripresa intensa attività del gruppo che, in questi giorni, si appresta a tenere tre concerti consecutivi a Milano: uno in memoria di De Andrè, uno in cui sonorizzeranno in diretta filmati vari e un terzo in cui si cimenteranno con le musiche di Mozart.
Una delle domande era se lui (e quelli del gruppo) si era mai reso conto di essere stato un caposcuola del rock progressivo e cosa li aveva portati ad essere quelli di maggior successo. Franz ritiene sia stata la determinazione e la serietà con cui hanno affrontato la carriera musicale.
Io vi posso assicurare che non fù tanto l’essere stati gli “apripista” (in realtà il movimento prog era già in fermento e molti dei dischi usciti in quel periodo erano tutti in lavorazione nello stesso momento. Il nostro - Alpha Ralpha Boulevard - uscì alcuni mesi prima del loro) quanto l’essere indiscutibilmente i migliori e i più bravi. |