L'Augustus, l'Ordine della Minerva, la Ludica, l'Ordine della Bruma... dove sono? Cosa stanno facendo? Che fine hanno fatto gli Ordini della Goliardia Pavese?
Solo un ordine fa ancora parlare di sé: l'Ordine della Chiave, praticamente l'unico che vanti ancora oggi un nutrito gruppo di "sudditi" tra le sue fila, reduce dalla celebrazione del (primo) ventennale.
"Vent'anni di presente mai trascorsi. - commenta il Principe uscente Piper X, al secolo Guido Bergonzi - Dopo due decenni, l'Ordo Clavis riesce ancora a farsi portatore dei valori della Tradizione goliardica dell'Alma Ticinensis...
D'altronde in questi ultimi vent'anni è sempre stato l'Ordine della Chiave a farla da padrone in quel di Pavia, con le numerose iniziative portate a termine, come la classica Liberazione delle scuole per l'apertura dell'Anno Accademico, il Numero Unico, il saluto annuale al Rettore dell'Alma Ticinensis in occasione della sua prolusione e il Processo al Cioccolato."
Per festeggiare questa ricorrenza, l'Ordine ha organizzato una due giorni goliardica. Dopo la classica festa universitaria nella storica Aula del '400 di martedì scorso, alla quale sono intervenute più di mille persone tra goliardi e studenti dell'Università, si è celebrata il giorno seguente la cena conclusiva nei Saloni del Rettorato, al cospetto di tutti i Principi e degli Anziani dell'Ordine della Chiave.
"In occasione della cena inoltre, - continua Piper X - probabilmente sempre a significare la chiusura di un ciclo e la conseguente apertura di un altro, si è consumato il rito dell'abdicazione con l'elezione di un nuovo Principe. Dopo un anno di reggenza, ho infatti ceduto il trono a tal "Tafanarius", al secolo Mauro Franceschi, elevandolo al suo stesso stato cum nomine Guliardon VI Immoralis Chiava detto "il Benpensante", al quale spetterà per indefiniti periodi il compito di reggere le sorti dell'Ordine e della Goliardia a Pavia".
Fresco d'investitura, Guliardon VI - 21 anni sulla carta d'identità ma 20 dichiarati, perché, sì sa, "I goliardi hanno sempre vent'anni, anche quando ne hanno di più" (come insegna un noto canto goliardico) - sembra avere, non solo molto a cuore il prestigioso titolo, ma anche ottimi propositi per quelli che considera i suoi compiti "nobiliari".
Consapevole del fatto che la goliardia pavese si mostri un po' assopita si dichiara infastidito, da chi, da altre città universitarie italiane più attive, la ritiene addirittura morta. "Voglio fare il possibile per riportare in auge lo spirito goliardico - asserisce fiero del suo incarico - vorrei riportare in vita tradizioni come il Maggio Goliardico e la Fiera delle Matricole e far tornare la Goliardia agli splendori di un decennio fa, quando essere iscritti all'Università di Pavia significava automaticamente essere riconosciuti come Goliardi".
A Sua Maestà, che sappiamo già all'opera per riproporre il folclorico Marcondiro alla Minerva, vanno i nostri migliori auguri. |