Mario Zucca, attore, doppiatore, comico e cabarettista è ricordato per il tormentone “vi amo bastardi” del programma Drive In. Semi di Zucca è un monologo dissacrante che non lascia spazio al respiro, mille battute snocciolate a un ritmo vertiginoso, unico e irresistibile, un sano rimedio al nulla televisivo. E ‘ un monologo esilarante, un'ora e mezza di risate e di leggerezza, per ricordarci che il cabaret è, innanzitutto, teatro di qualità.
Così l’attore descrive il suo spettacolo: Nella vita le figure sono importanti…figure di riferimento…che ti aiutano a superare.. a capire…per quanto è possibile.. quella cosa meravigliosa che è la vita. La figura del padre in primo piano, i momenti passati con lui, gli insegnamenti, i giochi. La figura della madre, che ti accompagna fin da piccolo, teneramente, amorevolmente, per difenderti dalle mille avversità che , inevitabilmente accompagnano, la crescita di un bambino. La maestra, ruolo fondamentale, per il cervello di un bambino, per capire il mondo che ti circonda, assimilarlo, criticarlo, e infine …affrontarlo. Il parroco, per un cammino spirituale, che volente o nolente uno deve affrontare, in un paese come il nostro, dove la religione è un fattore importante, e a volte, ossessionante. La società nella quale uno , molte volte non per scelta, è costretto a integrarsi, per sopravvivere.
Ecco, tutte queste ….figure…in Semi di Zucca, vengono descritte con l’ironia, il sarcasmo, il cinismo… che ha sempre caratterizzato la mia comicità.
Un fiume in piena di battute, caustiche, fulminanti, irriverenti per riflettere sul nostro privato, che inesorabilmente, diventa pubblico. Perché , ciò che ti arriva dall’esperienza famigliare, è il bagaglio che ti porti nella vita. Tutto dipende da quello che sei diventato quando “esci” di casa. Il tirocinio della “famiglia”, è quanto di più prezioso ti rimane per buttarti nell’avventura quotidiana.
Si ride di gusto, perché ci si riconosce, perché, si rivive una parte della nostra infanzia, della nostra adolescenza, un viaggio proustiano alla ricerca di un tempo , non perduto, ma solo accantonato.
Nel buio della sala, diventiamo complici, perché ciò che racconta, non è nient’altro che un pezzo della vita di tutti, rappresentato da uno solo. |