Per i genovesi (come la sottoscritta) cadrebbe un mito!
Per il popolo lomellino, invece, potrebbe essere l'ennesima conferma del suo estro culinario sempre pronto ad "inventare" accostamenti particolari: riso e rane, salame d'oca, tanto per citare i più famosi!
No... non è uno scherzo di fine estate!
E' tutto vero e coinvolge due importanti centri turistici: quello ligure di Chiavari e quello pavese di Mortara, che hanno deciso di fare chiarezza sulla cosa e sono seriamente impegnati ad accertare la giusta paternità del verde condimento a base di basilico!
Ma, partiamo dal principio.
Pare che il pesto alla genovese sia stato introdotto nella cucina ligure, alla fine del XII secolo, dal monaco Giovanni da Toledo, medico alla corte pontificia ai tempi di Papa Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi dei Conti di Lavagna); e qui nulla di sospetto... sennonché, ricerche più approfondite, rivelerebbero che, questo monaco cistercense, sia vissuto, a Mortara, intorno al 1240 dove studiò attentamente le proprietà mediche del basilico dalle straordinarie qualità terapeutiche.
Il pesto è stato, dunque, inventato da Giovanni da Toledo nel suo monastero in Lomellina?
Ad avallare questa ipotesi, anche l'analisi dello stemma del Comune di Mortara, che raffigura, niente "po' po' di meno", un mortaio, il contenitore tipico dove foglie di basilico, pinoli, formaggio grana, aglio e abbondante olio di oliva, vengono ridotti in poltiglia con il pestello rigorosamente in legno, ottenendo, così, il pesto!
Vedremo come andrà a finire il simpatico contenzioso, da genovese, ovviamente, spero che il pesto rimanga in Liguria, altrimenti con che cosa d'altro potremmo condire le famose "troffie di Recco"? |