Il processo di industrializzazione che dalla fine dell’Ottocento investì la società europea non poteva non associarsi a nuovi strumenti di comunicazione che, a loro volta, si servivano della nascente cultura delle immagini.
Grazie alle nuove tecniche della stampa manuale e meccanica, diffusa in Italia negli ultimi due decenni dell’Ottocento, si aprì l’era delle immagini moltiplicabili all’infinito, presenti nella vita di tutti i giorni in proporzione incredibilmente elevata.
A partire da questa premessa la mostra offre un raro repertorio di lavori preparatori che, artisti di chiara fama o più spesso del tutto ignoti, elaborarono al fine di proporre un messaggio volto al consumo di un prodotto anche calzaturiero.
La particolarità dell’esposizione nasce proprio dalla possibilità di fruire dell’attrattiva dei lavori originali, spesso dimenticati nelle tipografie o negli archivi delle Aziende committenti e dunque di difficile reperibilità, opere salvate da un oblio e valorizzate in una esposizione di 35 originali creati sì da illustratori anonimi, ma anche da firme illustri, tra cui Dudovich, Schilling e Mauzan.
La fascinazione che continuano ad esercitare sull’osservatore è testimonianza di un passato che rappresenta le radici industriali e produttive, particolarmente significative per una città come Vigevano, che ha fondato sull’industria calzaturiera e il suo indotto, decenni di prosperità economica e di eccellenza artigianale.
La mostra si compone di due sezioni; la prima sezione è allestita nella Seconda Scuderia del Castello e propone 35 bozzetti pubblicitari originali di calzature e accessori e circa 90 etichette per scatole di calzature.
La seconda sezione, allestita nel Museo della Calzatura P. Bertolini, propone una galleria di modelli dagli anni Venti agli anni Cinquanta, calzature “da gran sera”, di ispirazione vicina alle poetiche futuriste e della cosiddetta “moda autarchica”. |