In Italia sempre più persone praticano ginnastica in acqua. Secondo fonti autorevoli abbiamo quasi 1.400.000 di frequentatori, di cui circa 8% oltre i sessant’anni, su un totale di “acquatici” italiani di quasi 6 milioni, con 11% oltre i sessant’anni (Fonte European Acquatic Association).
La mia personale esperienza legata alla realizzazione e alla gestione di due impianti natatori coperti di piccole dimensioni parte nel 1995, anno in cui la ginnastica in acqua inizia la sua forte crescita.
La ginnastica in acqua viene proposta in numerose varianti dai nomi diversi.
In sostanza le differenze più evidenti riguardano: l’uso di piccoli e grandi attrezzi, l’uso della musica e le scelte coreografiche.
Le variabili più importanti riguardano invece la profondità dell’acqua, la temperatura dell’acqua e dell’aria, la filtrazione e la disinfezione dell’acqua, alcune scelte strutturali, come ad esempio la forma della vasca ed il rivestimento della stessa.
La piscina può essere ritenuta il luogo ideale per l’attività fisica di persone in età avanzata?
Per rispondere occorre tener conto di alcuni fattori. Innanzitutto ricordare che un corpo immerso in un fluido è soggetto ad alcuni fenomeni di tipo fisico. Grazie al Principio descritto da Archimede riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del fluido spostato. Ad esempio il peso di un uomo immerso in posizione verticale fino allo sterno si riduce al 40%. Secondo la Legge di Pascal subisce una pressione idrostatica crescente con il crescere della profondità. Così con un solo metro di altezza dell’acqua abbiamo un incremento di pressione di circa il 10%.
Oltre a ciò questo corpo ruota su se stesso fino a quando il vettore della forza peso si trova sulla stessa linea del vettore della spinta di galleggiamento.
Se poi ad immergersi è una persona, abbiamo anche una serie di modificazioni fisiologiche.
Per quanto riguarda la circolazione sanguigna si riscontra un aumento della stessa a parità di frequenza cardiaca, con un aumento della gittata sistolica e del ritorno venoso. A questo aggiungiamo la centralizzazione del volume ematico, l’aumento della diuresi e della natriuresi. Anche la circolazione linfatica aumenta.
Per quanto riguarda l’apparato respiratorio, a causa dell’aumento di pressione sulla gabbia toracica aumenta il lavoro dei muscoli respiratori. Grazie all’effetto morilassante dell’acqua abbiamo anche una maggiore flessibilità muscolare a vantaggio di una maggior mobilità articolare. Diminuisce il carico sulle articolazioni ed è possibile incrementare il tono muscolare anche in presenza di ipotonia. Questo perché l’acqua può essere utilizzata come se fosse una macchina isocinetica perfetta, dove la resistenza esterna di un movimento varia al variare della velocità di esecuzione, istantaneamente ed in proporzione quadrata. Il tutto con inerzia ridottissima.
Grazie al movimento in acqua abbiamo inoltre un maggior assorbimento dell’acido lattico, una migliore calcificazione ossea, una migliore cicatrizzazione dei tessuti e la produzione di beta-endorfine. Da non trascurare lo scambio termico con l’ambiente che cambia con il variare delle temperature.
In un ambiente così “diverso” dal nostro quotidiano la prevenzione delle cadute avviene soprattutto grazie alla grande stimolazione sensoriale.
I suoni vengono percepiti in modo diverso; la luce ed i colori si riflettono sull’acqua mai ferma; gli oggetti immersi sembrano muoversi; i nostri propriocettori vengono parzialmente inibiti; cambia così al variare della velocità di esecuzione la percezione del nostro corpo, con un accentuarsi della pressione esterna e con le interferenze date da riverbero e turbolenza del fluido.
Occorre a questo punto introdurre il concetto di “metacentro”: per la spinta di galleggiamento il baricentro terrestre perde importanza e il corpo tende a ruotare attorno ad un nuovo punto: questo è il metacentro. Il metacentro cambia posizione con il cambiamento di postura della persona. Così la persona si trova a dover continuamente riorganizzare le informazioni sensoriali, comparando la sua esperienza acquisita a nuove variabili. Ricordiamo che in acqua si possono assumere posizioni che assunte fuori farebbero cadere la persona. Chi ha problemi di equilibrio, o chi ha subito traumi, può muoversi sostenuto e frenato dall’acqua senza temere cadute improvvise.
Le sole controindicazioni all’attività in acqua sono: ferite aperte e piaghe, infezioni interne, otiti, insufficienza respiratoria grave.
Tengo a sottolineare che l’attività in acqua è per tutti, non è esclusiva di chi ha sempre nuotato. Infatti, anche le maggiori paure possono essere superate grazie al supporto di un mediatore: un professionista con adeguata conoscenza tecnica, competenza educativa, preparazione metodologica.
Molte persone non abituate a frequentare piscine scoprono in età avanzata il piacere di muoversi in acqua, e ritrovano vitalità e benessere. |