Nel prossimo fine settimana, Marco Paolini porta in scena il nuovo monologo dedicato a Galileo Galilei al Teatro Fraschini.
Nell’intraprendere questo nuovo viaggio teatrale, Paolini svela subito le sue carte: non indaga il conflitto tra scienza e chiesa, non crede in uno spettacolo definito, non si limita al ritratto del protagonista. Vuole commentare la condotta di un uomo che propone un modo di essere contemporaneo, vuole esplorare la magia catalizzante della superstizione e il rapporto complesso tra scienza e tecnologia, costruisce un testo che contiene cenni biografici, ma inserisce filoni connessi, domande aperte, fatti con cui ancora non ci si è confrontati.
"Itis Galileo", questo il titolo dello spettacolo, è un affresco che muove dall’opposizione tra Aristotele e Platone, passa attraverso le scoperte copernicane rispetto al sistema tolemaico, nel confronto con Giordano Bruno e Tommaso Campanella, allarga lo sguardo ai contemporanei dell’epoca, da Keplero a Shakespeare.
Vengono, infatti, messi a confronto scienza e teatro, la vita di Galilei con quella di Shakespeare, entrambi nati nel 1564. In quel periodo storico cambia anche il modo di fare teatro, con la commedia dell’arte e la visione dell’arte di recitare come mestiere. Si recupera una dimensione attiva anche nello spettacolo, una sorta di dialogo, come accade per l’ambito scientifico.
Paolini rende dunque omaggio al Bardo, recitando dei versi dell’Amleto in dialetto veneto tratti da Meneghello, e alla commedia dell’arte attraverso un duello filosofico.
Il testo è costruito con la consulenza scientifica di Stefano Gattei e quella storica di Giovanni De Martis, e si è subito confrontato con lo spettatore, in particolare quello di giovani, in un continuo scambio di verifiche, in un rodaggio di ascolto reciproco. È un dialogo con il pubblico, tanto diretto da coinvolgerlo in prima persona. Un lavoro teatrale sottoposto a più chiavi di lettura, sociali, letterarie, economiche, intime. |