Come sempre, dopo il mio solito viaggetto da “Jumper” (vale a dire “toccata e fuga”), eccomi a riferirvi sullo stato della musica nella nazione che ho appena visitato: il Portogallo.
Sorvolando sul fatto che Lisbona e Porto sono due bellissime città (che valgono un viaggio, magari low-cost), che l’atmosfera che vi si respira è estremamente rilassante, il cibo è ottimo (il bachalao va provato in ogni sua variante e i dolci sono un delirio; ogni cinque negozi, tre sono pasticcerie) e il vino anche, veniamo subito alla situazione musicale.
Nell’appiattimento universale che governa il business musicale, se accendete la radio in auto vi sembrerà di trovarvi in Italia: le canzoni sono spesso le stesse e, quand’anche sono cantate in portoghese, il genere pop-commerciale è il medesimo: costruito a tavolino, imbellettato di suoni campionati, da ascolto veloce e digestione immediata.
Il rock internazionale (lo dice la parola stessa) è il medesimo, così come (purtroppo) l’immancabile, sempre uguale a sé stessa, un po’ obsoleta, rintronante disco-tecno- dance.
Ma, per fortuna, c’è il Fado.
Il Fado non è più solo quello di Amalia Rodriguez (o perlomeno, non solo); non è un genere fossilizzato, che guarda al passato come massima espressione, ma una musica popolare e colta allo stesso tempo, che tra i giovani trova appassionati ed adepti.
Ho avuto la fortuna di essere accompagnato, da un’amica di Lisbona, in un piccolo club esclusivo, frequentato da “cittadini” e non da turisti, in cui, dopo le 23 di sera, il locale chiude le porte e gli artisti che vogliono fare ascoltare i nuovi brani o far conoscere le proprie interpretazioni, si esibiscono in brevi set acustici, accompagnati da un suonatore di chitarra portoghese (strumento difficilissimo da usare).
Uomini, donne, ragazzi vestiti in pelle nera o ragazze poco più che liceali, affrontano un pubblico attento, competente e interessato, giocandosi la credibilità in poche canzoni.
La musica è ironica, allegra, triste o tragica, ma il suono del Fado ti si infila sotto la pelle e ti fa vibrare e, alla fine, comprendi la canzone, anche se non capisci la lingua.
C’è qualche cosa di antico e mediterraneo nel Fado (anche se il Portogallo è sull’Atlantico), ci sono la Grecia e la Turchia, Napoli e le sue “sceneggiate”; ma anche il rock di Lou Reed e le ballads di Dylan.
In campo discografico, i nuovi “fermenti” stentano a comparire ma, da qualche anno, una nuova icona giovane e ribelle si è sostituita a quella di Amalia: Mariza.
Un colpo al tradizionale ed uno al nuovo Fado, i capelli corti tinti di bianco sulla pelle ambrata (è “colorata”, provenendo dalle isole), Mariza ha conquistato anche i più scettici tradizionalisti, diventando così la nuova “reginetta “ del Fado.
E questo è quanto: alla prossima! |