Tornano a suonare a Pavia, dopo qualche mese di assenza, i Sixties e lo fanno sul palco del Boschetto di Torre d’Isola, una delle ultime “balere” sopravvissute allo scorrere del tempo e delle mode.
La formazione presenta come front-man l’inossidabile Gino Poma, Stefano Bergonzi alla chitarra solista, Claudio “Live” Menna nel ruolo di bassista, Mamo Loati alle tastiere, Marino Amici alla chitarra 12 corde acustica e alle percussioni, e Furio Sollazzi (ovvero il sottoscritto) alla batteria.
Il repertorio spazia tra tutti quei brani che hanno avuto successo nell’era del Beat e che, nella maggior parte dei casi, si sono rivelati poi delle “cover” più o meno mascherate di hits straniere.
Non si tratta di “revival”, ma di riscoperta di canzoni spesso dimenticate o attribuite al cantante o gruppo italiano che le aveva incise, rivelando che anche “insospettabili” come Morandi, Iva Zanicchi, Celentano (e altri) avevano usato questo trucco, non solo i gruppi più famosi come l’Equipe 84, i Nomadi, i Camaleonti, i Rokes, i Corvi, i New Dada, i Pooh, i Califfi.
E tra gli autori dei testi in italiano di queste cover troviamo i nomi di Mogol, di Bardotti, di Herbert Pagani, di Gino Paoli, e così via.
Un fenomeno tipicamente italiano che i Sixties sottolineano, riscoprono e ripropongono con la giusta “verve” che quelle canzoni richiedono, dato che rappresentavano il lato più rock di quegli anni.
Senza dimenticare che quei brani si suonavano al Piper e in altri locali simili e servivano a far ballare i giovani dell’epoca; quindi, quale musica migliore per una vecchia balera? |